Covid 19 e spossatezza

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Covid 19 e spossatezza

La spossatezza da pandemia è una sensazione dovuta a una condizione di vita prolungata di crisi, soprattutto perché non è possibile prevederne la fine. Una reazione prevedibile, ma che porta alla demotivazione e rende le persone meno attente e coinvolte nel seguire quelle regole e quei comportamenti conseguenti al fine di proteggere se stessi e gli altri dal contagio del virus.
L’OMS ha definito alcune strategie per controbatterla. Una di queste è comprendere le persone per poter sviluppare interventi misurati sul loro disagio, anche con comunicazioni e indicazioni chiare con le quali viene spiegata la necessità e l’efficacia dell’intervento. È infatti importante che le persone vengano coinvolte e rese protagoniste della soluzione, anche aiutandole a ritrovare una vita per quanto possibile, normale.
I vissuti di timore e di panico sono una naturale reazione a situazioni che interpretiamo come pericolose per la nostra incolumità psicofisica. È una reazione emotiva e quindi solo parzialmente consapevole e gestibile. È possibile però adottare strategie che possano aiutarci nell’evitare picchi emotivi debilitanti.
È indispensabile focalizzare la ricerca di informazione basandosi su fonti attendibili e veritiere. Siamo continuamente immersi in una spirale d’informazioni, bersagliati da parole, dati e pareri, spesso in contrasto, che rendono difficile dare un senso unitario e logico. La coerenza è uno sforzo primario per poter far diminuire la paura. Ognuno di noi, soprattutto attraverso i social, veicola contenuti che generano ansia e stress o anche contenuti che generano tranquillità e sicurezza e conseguente fiducia. Con piccoli gesti possiamo aiutarci ed aiutare gli altri anche da un punto di vista psicologico, adottando ciò che è buona norma fare da un punto di vista sanitario utilizzando la mascherina, lavandoci le mani e mantenendo il distanziamento, ecc...
Ma se non fosse sufficiente aiutarsi e aiutare, è importante chiedere aiuto, anche perché alcuni stati ansiosi possano essere superati solo con un supporto psicologico. Inoltre la seconda ondata della pandemia, oltre a far rinascere sensazioni di incertezza, impotenza, frustrazione già vissute, rischia di generare una situazione di forte esaurimento, anche perché’ ci troviamo sprovvisti delle energie necessarie.
In una situazione di forte stress, con poche energie, è elevato il rischio di far insorgere due problematiche cognitive pericolose: con le pressanti informazioni e i dati statistici, vengono incrementate le ansie, angosce, paure e stati depressivi oppure l’evitamento come strategia di sopravvivenza psicologica che però ci porta a sottovalutare quanto indicato e ad adottare comportamenti a rischio.
La soluzione? distinguere ed accettare. Distinguere tra ciò che è fisiologico e ciò che non lo è. Quello che è atteso, come le sensazioni di sconforto, di ansia, di malessere generale e veri disagi che necessitano l’intervento di uno specialista di salute mentale. E accettare l’incertezza, accettare di dover seguire delle regole, di sentirsi impotenti. Accettare temporaneamente la limitazione della propria libertà per un fine più generale che è la salute. Serve un forte lavoro di consapevolezza, individuando ed evitando ciò che ci fa male, ritrovando le nostre passioni e hobby che possano farci recuperare energie e individuando, fra i limiti imposti, occasioni nelle quali stare bene.
In realtà è quello che dovremmo fare sempre, anche quando non sussiste un’emergenza sanitaria. Da un punto di vista psicologico, certe volte è paradossalmente più facile non uscire per rispettare una regola che non la richiesta di scegliere di non frequentare gli amici per tutela degli altri. L’angoscia deriva anche dalla preoccupazione economica, la paura della cassa integrazione, i risparmi in esaurimento e dover svolgere attività sulle quali incombe il rischio di una chiusura.
Nei dibattiti si sente riportare questo confronto tra diritto alla salute e diritto al lavoro, come se le due cose non fossero legate. Sappiamo invece che le due cose sono strettamente interconnesse. Risulta difficile trovare il giusto compromesso tra questi due aspetti così fondamentali della nostra vita, ed è anche stato difficile trovare il giusto equilibrio fra il diritto alla salute e quello allo studio. Tutti noi abbiamo costantemente a che fare con le nostre fragilità, il problema nasce quando ci rapportiamo ad esse con risposte e atteggiamenti inflessibili e difensivi che diventano strutturali.
Ad esempio il computer in questi mesi è diventato uno strumento fondamentale, per il lavoro così come per lo studio. Per questo motivo sarebbe utile, nel tempo libero, utilizzarlo meno o ancora meglio non utilizzarlo. Questo raramente avviene perché l’importanza della comunicazione e delle relazioni (soprattutto in alcune fasce d’età) non lo permette. A questo proposito sarebbe utile recuperare il valore del tempo libero. Proprio su questo scopriamo la nostra difficoltà, e soprattutto la difficoltà dei giovani, nell’affrontare uno spazio-tempo non organizzato. In questo senso risulta importante supportarli nell’apprendere ad organizzarsi in modo creativo. Purtroppo spesso le famiglie si ritrovano da sole ad affrontare questo compito non facile. Sebbene sia in atto una crescente attenzione verso i diritti dei minori, anche da un punto di vista legislativo, la pandemia ha evidenziato quanto il mondo adulto si trovi ancora in grande difficoltà nella gestione e comprensione del reale bisogni del mondo dei minori.

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